Questa sera, la tradizione della Fogheraccia tornerà ad accendere i cieli di Riccione, ma con un interrogativo incombente: ha ancora senso una tradizione come questa in un contesto di crescente attenzione all’ambiente?
Le previsioni del tempo annunciano pioggia, e, sinceramente, in questo caso, non posso che sperare che piova!
La mia esperienza con la Fogheraccia è controversa. Da bambino, non la vivevo con la stessa intensità dei miei amici. I miei ricordi sono più simili a scene del film Amarcord di Fellini che a esperienze personali. Da ventenne, ho assistito ad alcune accensioni a Rimini, ma senza mai esserne realmente coinvolto.
Emerge una contraddizione: da un lato, le normative antinquinamento si fanno sempre più stringenti, limitando l’uso di automobili e camini, condizionando la vita di milioni di persone, soprattutto nella pianura padana. Dall’altro, il 18 marzo, in occasione di San Giuseppe, si autorizza l’accensione di migliaia di falò per bruciare ramaglie e potature, che potrebbero essere tranquillamente trasformate in compost. E non dimentichiamo chi, oltre alle ramaglie, brucia mobili, materassi e gomme, generando un fumo nero e denso, un vero e proprio attentato all’ambiente e alla salute pubblica!
Un aneddoto emblematico risale ad un viaggio da Genova. In autostrada, all’altezza di Imola, un odore acre e pungente mi ha fatto temere il peggio per la mia macchina. Pensavo che il mio Grand Cherokee fosse in fiamme! Solo in seguito ho capito che la puzza proveniva da una serie di fogheracce accese nelle vicinanze.
Un’esperienza simile è capitata al mio amico Luca, che, venendomi a trovare a Riccione, mi chiamò per dirmi che era in ritardo a causa di una forte nebbia, che in realtà era fumo persistente proveniente dalle fogheracce a 52 km di distanza!
Ricordo con nostalgia le serate attorno al fuoco, il vino di bassa qualità bevuto in bicchieri di plastica, il lancio di ramaglie tra le fiamme e il ritorno a casa con i vestiti impregnati di fumo di legna proveniente dalla fogheraccia. Un’esperienza spensierata, di sicuro, ma che oggi non mi attrae più.
La domanda sorge spontanea: ha ancora senso una tradizione come la Fogheraccia, soprattutto in un contesto di crescente attenzione all’ambiente? Non sarebbe più saggio trovare un modo per celebrare San Giuseppe in maniera più sostenibile?
La riflessione è aperta. La tradizione è importante, ma non può essere un alibi per ignorare le problematiche ambientali. Dobbiamo trovare un equilibrio tra il rispetto del passato e la tutela del nostro pianeta.
La mia domanda è: è giusto impedire a migliaia di persone di poter usare il camino sotto i 300 metri di altitudine e poi permettere, in onore alla tradizione di accendere migliaia di fuochi in una notte sola, soprattutto in questo periodo di massima attenzione all’ambiente?
Aspetto solo due cose: primo di vedere dove saranno quelli di Ultima Generazione e non vedo l’ora di poter fare degli screenshot dei rilevamenti della salute dell’aria da mercoledì in poi.
Fonti: